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La nostra comunione


di maktero
30.08.2024    |    103    |    0 8.7
"Ci sentivamo oscene, veramente oscene, ma tra noi mentre ci guardavamo ci sentivamo felici di una tale esibizione..."
Con mio fratello Stefano abbiamo sempre praticato un rito che noi abbiamo sempre chiamato "La nostra comunione".
Da sempre, da quando, ho cominciato ad avere il ciclo, Stefano ha espresso il desiderio di entrare in sintonia con il mio essere assaporando il mio più intimo fluido.
Comprendevo il suo desiderio, come gemelli ci sentivamo molto uniti e ci comprendevamo appieno.
E come gemelli pervertiti provavamo sensazioni insolite.
Capivo che mio fratello volevava fondersi in me, ed io del resto volevo fondermi in lui.
Cominciammo quindi a praticare "La nostra comunione", per confermare fisicmente di sentirci una persona sola come già ci sentivamo psichicamente.
Per mio fratello il migliore modo di entrare entrare in comunione con il mio corpo era di ingoiare il mio sangue mestruale.
Io glielo concedevo, facendoli succhiare i miei tamponi mestruali o offrendoli la mia vagina sanguinante sulla sua bocca.
Io prendevo la comunione ingoiando, la parte più intima del suo essere, il suo sperma quando si masturbava con la bocca pena del mio sangue mestruale.
In quel momento sublime ci sentivamo un unico corpo ed una unica anima; quanto c'era di più profondo nei nostri corpi entrava dentro di noi e lo scambio di quei liquidi ci faceva sentire una unica persona, una comunanza, una unica persona, che si univa a quella dela nostra sensazione di unicocità di noi gemelli.
Era una esperienza quasi trascendentale, che ci faceva eccitare enormemente.
Passavamo ore ed ore praticando questo nostro rito a masturbarci, con la mente presa da quelle nostre esotiche sensazioni.
Ci sentivamo prese da una intimità unica e sensazionale.
Durante il nostro periodo universitario abbiamo continuato a praticare il nostro rito.
Nei giorni in cui avevo il ciclo i padroni di mio fratello venivano esclusi; era un periodo intimo che ci riservavamo tra noi.
Io nutrivo mio fratello facendoli succhiare i mie tamponi mestrauali; lui riempiva la mia bocca con il suo sperma.
Ci sentivamo una sola persona.
Tutto questo ci eccitava e volevamo di più, volevamo condividere con gli altri la nostra intimità.
Cominciammo a passeggiare per strada con mio fratello che teneva in bocca un mio tampone insaguinato e io che tenevo in bocca un tampone intriso del suo sperma.
Eravamo supereccitati, sfilavamo davanti alla gente con le nostre bocche chiuse ripiene dei nostri liquidi osceni.
Ci sentivamo oscene, veramente oscene, ma tra noi mentre ci guardavamo ci sentivamo felici di una tale esibizione.
Provavamo la sensazione di essere una unica persona, una persona profondamente depravata e perversa.





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